Gelo
e freddo polare, con punte fino a -21°, e le abbondanti nevicate dei primi
giorni di questo febbraio, hanno
creato gravissimi problemi e situazioni drammatiche e di forte disagio per i cittadini, in tutta
Italia. Morti, feriti, ingenti danni, zone e paesi isolati, case e persone
imprigionate sotto montagne di neve, sospensione dei servizi, di acqua, luce e
gas, di treni e trasporti pubblici, blocco del traffico, di strade e
collegamenti. Nonostante gli avvisi e le previsioni meteo, diffusi a quattro
mani da giornali, radio e televisioni d'ogni genere e misura, non siamo stati
in grado di far fronte adeguatamente all'emergenza, con capacità, competenza e
necessaria organizzazione. Di fornire aiuti e sicure indicazioni, di
intervenire tempestivamente, di evitare tragedie e disperazione. Ancora una volta, siamo stati colti
impreparati.
Al di là di tutto questo, da approfondire in altra sede e in altro momento, voglio sottolineare la magica atmosfera che ha avvolto Roma in quei giorni. Soprattutto, la mattina di sabato 4 febbraio, quando la città si è svegliata, come per incanto, tutta vestita di bianco.
Un abito nuovo ed elegante che ha
aggiunto altra bellezza a quella già propria e leggiadra, scolpita da sempre
nel tempo.
Anche il mio quartiere, come tutti gli
altri, ha cambiato faccia, forma e proporzioni.
Tutto fasciato da un candido manto, diluito
in uno strano, inconsueto silenzio.
Nell’aria, un profumo di pulito.
Niente traffico, nessun rumore nelle strade, quasi immacolate, negozi chiusi,
poca gente giro. Molti dietro le finestre a percepire un’emozione comune e
condivisa.
La sensazione di trovarsi in un luogo
fiabesco e fatato. Di scoprire una realtà sospesa e densa d'attesa, di vivere
una dimensione sconosciuta e senza tempo.
Era un'altro borgo, un'altra Roma. Un
diverso, ineffabile fascino ammantava l'eterna città, ricamava la sue forme,
incorniciava la sua storia!
6 febbraio 2012 AlfredoLaurano
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