Come diceva Einstein, l’imbecillità umana non ha limiti. Mi
permetto di aggiungere che l’uomo non perde e non spreca alcuna possibile
occasione per confermarlo. Non sia mai qualcuno dovesse dimenticarlo, avere un
qualche dubbio o volesse ricredersi.
4.febbraio 2012 AlfredoLaurano
A pochi giorni dal naufragio della Costa Concordia, si è
rinnovata ancora l’italica passione - divenuta ormai una sempre più diffusa abitudine - che lega una certa forma
di turismo macabro fai-da-te della domenica, con prole al seguito e pranzo al
sacco, a un’irrefrenabile, compulsiva voglia di presenzialismo: essere sul
posto che è sotto i riflettori della cronaca e della più viva attualità. Vedere
da vicino i luoghi delle tragedie che tutte le TV documentano e sfruttano per
mesi, fino alla nausea, ma non oltre la massima consentita soglia della pubblica
sopportazione o, quanto meno, fino alla successiva, ineluttabile catastrofe o
al delitto passionale che sposta l’attenzione generale.
Centinaia di collegamenti, di inviati, di servizi, di banali interviste
(cosa prova in questo momento…?), di ricostruzioni dettagliate e plastici vespiani;
accese dispute innocentisti-colpevolisti di ruolo (pro Auditel) in decadenti salottini parolai - conditi di sondaggi e grandi
esperti di tuttologia e impreziositi da fauna femminile ornamentale di contorno
e da richiamo - alimentano così, non solo
un naturale interesse e la legittima voglia di capire meglio fatti e vicende
che coinvolgono empaticamente milioni di persone, ma anche e soprattutto le
curiosità più intime e morbose, i sommari giudizi da provincia e le spietate sentenze
che improvvisati e falsi moralisti non esitano a sparare su chiunque.
Siamo un popolo di severi giudici e feroci opinionisti, a
partire dal mondo dei bar e del pallone.
E così, dopo aver presenziato alla scena del crimine del delitto
di Cogne, di Perugia, di Brembate e a quello di Avetrana – solo per citarne
alcuni – ecco i nostri eroi del “c’ero anch’io” sbarcare all’isola del Giglio,
con macchinetta digitale d’ordinanza, per immortalare in primo piano le loro belle
facce e sullo sfondo l’ immensa nave coricata e morente sugli scogli.
Oppure pronti a entrare, durante uno stand-up, quasi per caso,
in qualche compiacente inquadratura di una qualsiasi telecamera, collegata in
diretta con lo studio.
Tanti sciocchi narcisi, emuli di Paolini - in versione ancor più
inutile e vanesia - che, occhi a palla, sorrisetti del tutto fuori luogo e
patetici salutini con la mano, si sentono realizzati e appagano il proprio Io.
Per questi gitanti dello sconcio, nomadi del truculento alla continua
ricerca di un’identità mai posseduta, dopo tanti sacrifici e privazioni, finalmente
un’effimera comparsa nella Storia (dei miserabili senza nome), un documento ai
posteri, via satellitare. Un ruolo da protagonisti consapevoli e orgogliosi di
penetrare nelle case di milioni di italiani che, con un pizzico d’invidia,
devono accontentarsi di guardare quei teatri da lontano, alla televisione.
Tutto questo avviene – e qui nasce lo sconcerto – mentre, a
pochi metri da quegli scogli, soccorritori, vigili, addetti e sommozzatori
lavorano allo spasimo e in condizioni difficili e pericolose, in acrobatiche operazioni
di recupero di corpi e materiali, per scongiurare ulteriori disastri ambientali
e, soprattutto, avendo davanti, sopra e contro una città opulenta di oltre
quattromila abitanti che prima galleggiava e che al suo interno imprigiona
ancora liquidi inquinanti e decine di cadaveri.
Ma c’è di più e di peggio nella policroma galleria di esemplari
oligofrenici, mediaticamente indotti o generati.
Sul
mercato sono arrivate da subito le magliette con la stampa delle frasi della
telefonata, ormai famosa in tutto il mondo, fra il pavido Schettino e il neo-improvvisato
”eroe” De Falco: “Torni a bordo, cazzo, è un ordine!”. Mi piacerebbe davvero conoscere
qualche mentecatto che le indossa, senza provar vergogna e un impellente desiderio
di sprofondare nel mare dell’ottusità!
A seguire, puntualmente, sono
arrivate le ridicole suonerie per cellulare, con testo e toni originali della
già detta e strasentita conversazione. E
poi, filmati, battute, vignette, barzellette e fotomontaggi di rozza
ilarità e di raffinato gusto troglodita
che impazzano sul Web.
In ultimo, ma non credo proprio finisca qui, la caccia al
cimelio! Immancabili sciacalli e sanguisughe umane alla ricerca di pezzi del
relitto, oggetti d’arredo e effetti personali: abiti, borse, gioielli, panche, piatti
e tavolini. Reperti d’ogni tipo, testimonianze di vita, di angosce e di paure,
strappate alle persone, che il mare restituisce spontaneamente e che trovano
acquirenti tra i collezionisti dell’obbrobrio, ritardati e feticisti che saziano
le proprie insane perversioni.
Tristi, anonime vite che cercano un senso, visibilità e
un’impossibile dignità nelle disgrazie altrui. Magari per passare dall’isola
dei curiosi a quella redditizia dei famosi. Che svolta!
4.febbraio 2012 AlfredoLaurano
Nessun commento:
Posta un commento