Domani, o dopodomani al massimo, è il giorno del giudizio.
La Corte Suprema di Cassazione, che dovrà
decidere il destino di Berlusconi, non entra nel merito della condanna: si limita
a valutare il rispetto delle norme e delle procedure e che non ci siano vizi
formali nella precedente sentenza.
Berlusconi è già stato condannato in primo
grado e in appello a quattro anni per evasione fiscale e a cinque anni di
interdizione dai pubblici uffici. In qualsiasi altro paese sarebbe già in
galera da un pezzo e, comunque, non farebbe più politica. Ha molti altri
processi pendenti. Eppure sta sempre lì, da quasi vent'anni, grazie ai tanti italiani
che lo votano - nonostante e a prescindere - e grazie al Pd che lo tiene ancora
in vita. Ora soprattutto!
Ci potrebbe essere, però, il rinvio di un mese.
Ci potrebbe essere, però, il rinvio di un mese.
Anche
ammesso che venisse confermata la condanna definitiva, Silvio non andrebbe in
galera perché ultrasettantenne. Potrebbe essere affidato in prova ai servizi
sociali, con gran gaudio di Crozza che già lo vede portare a spasso Bersani, ai
giardinetti. Se li rifiutasse, rischierebbe al massimo gli arresti
domiciliari.
A mio
avviso, non sarà condannato perché, nel caso, sarebbe a rischio il governo
delle “losche” intese e si dovrebbe aprire una procedura di “grazia”, una sorta
di amnistia ad personam per salvarlo ad ogni costo. E il suo esercito, guidato
dalle parolaie e salottiere Biancofiore e Santanchè, potrebbe marciare… su Roma
e attaccare la Corte. Uno scenario da guerra civile, paracomica e farsesca, che
vedrebbe la costituzione di spontanee neo-formazioni partigiane, guidate da giullari
e menestrelli, armati d’ironia!
Intanto l’imputato fa sapere ai giudici, a Napolitano, a Letta e a tutto
il Parlamento che «Non possono condannarmi. Se non c'è pregiudizio, se non ci
sono pressioni, la Cassazione non può che riconoscere la mia innocenza. La Corte d'appello e la Cassazione, già in
altre occasioni, hanno riconosciuto che io non firmavo i bilanci, non
partecipavo alle decisioni dell'azienda e non avevo alcun ruolo diretto nella
gestione di Mediaset».
«Comunque,
non farò l’esule come Craxi. Né accetterò di essere affidato ai servizi sociali
come un criminale che deve essere rieducato. Ho quasi 78 anni e avrei diritto
ai domiciliari, ma se mi condannano, se si assumono questa responsabilità,
andrò in carcere». Coraggio e coerenza di un perseguitato senza macchia e senza
peccato, pronto al sacrificio estremo!
Queste
lapidarie dichiarazioni ostentano eccessiva sicurezza o appartengono a un rito
scaramantico? Denunciano paura e preoccupazione, o preparano una nuova,
vincente strategia politica, garantita dalla strada del martirio?
“…chissa' che sara' di noi, lo scopriremo solo vivendo.
Nessun commento:
Posta un commento