Mi disgustano i suoi titoli sparati da omicidio lessicale. E per finire,
è pure degno compagno della sguaiata e
odiosa Santanchè.
Può bastare tutto ciò a chiarire la mia scarsa stima nei suoi confronti?
E che non lo vorrei amico, neanche virtuale, su Facebook?
Però, comunque e nonostante, il caso Sallusti è emblematico, incredibile e paradossale: condannato in terzo grado e
in via definitiva (Cassazione) a quattordici mesi di carcere per diffamazione,
senza aver nemmeno scritto l’articolo incriminato ma, tutt’al più, condiviso ed
approvato. Oggi sappiamo che l’autore, reo confesso, è tale Renato Farina del
PDL, a firma “Dreyfus”, già collaboratore dei Servizi Segreti, radiato
dall’albo dei giornalisti e condannato di recente per falso in atto pubblico.
E’ senza dubbio scandaloso che
un cosiddetto reato d’opinione, da chiunque commesso, venga punito con le sbarre, in un paese dove la moralità è assente anche dal vocabolario,
la giustizia non è mai uguale per tutti, il peculato e la concussione sono i
più praticati esercizi sportivi del potere, la corruzione dilaga e quasi mai nessuno paga.
Dove politici, amministratori
pubblici, consiglieri di comuni e di regioni ed esponenti di partito rubano a
mani basse o sono collusi con mafiosi e delinquenti; dove si approvano leggi su
misura e ad personam e dove nessuno si dimette e nessuno va in galera per reati gravi ed
accertati, ma siede impunemente in parlamento, protetto dall’immunità e dal Palazzo,
sebbene sia indagato o condannato. Dove
si cerca, assai spesso e volentieri, di colpire e limitare la libera
informazione e il libero pensiero.
Voglio ricordare, a tal proposito, e
per amor di verità, che molti di quelli che oggi, con non poca ipocrisia, si
indignano per la vicenda del martire Sallusti sono gli stessi paladini che hanno
sempre chiesto di inasprire le pene, prevedendo proprio il duro carcere, per chi
pubblica intercettazioni non autorizzate. E che pretendevano pure di
condizionare la libertà della Rete, attraverso la responsabilità penale dei
blogger. Come, peraltro, proprio il buon Sallusti e compari predicavano e
auspicavano.
Ma, al di là di questa pur necessaria riflessione, resta sempre a far da
sfondo alla tragedia questo nostro incredibile paese, che ingabbia un’opinione e lascia
libero chi, ubriaco, investe e uccide un
piccolo pedone. Che tollera abusi e prepotenze della Casta, ma spacca bocca, gambe e ali a chi protesta in piazza e anche sul Web.
Che reprime ogni forma di diritto e di dissenso, che perseguita e spreme lavoratori, pensionati
e le classi meno abbienti e costringe gli operai disperati a salire sulle gru e
sulle torri d’altoforno, o a scendere in miniera a 400 metri per difendere il
posto di lavoro. Quando qualcuno non s’ammazza pure.
Un paese dove, un giorno si e l’altro anche, si paventa il disastro
economico alle porte, si combatte la crisi ormai endemica e si decidono, con
vera sofferenza, le dure ma necessarie misure per contrastarla, tra un falso pianto di ministra e la mannaia.
Dove però si annunciano, ma non si
fanno mai, le riforme indifferibili: il nuovo sistema elettorale, la spending
review, la riduzione del numero dei parlamentari sanguisughe, delle province e
delle auto blu, il taglio delle diarie e delle indennità da nababbo, dei
benefici, dei privilegi, dei furti alla collettività, travestiti da vitalizi.
Proprio ieri, sotto casa, ho visto la ministra Severino entrare in profumeria,
con quattro uomini di scorta agli angoli e all’entrata, e quattro auto al
seguito di scorta. Naturalmente blu.
E’ tutto talmente assurdo e vergognoso
da non sembrare vero!
Mentre tagliavano ospedali e posti
letto e aumentavano ticket sanitari, hanno usato, sprecato e sperperato i
nostri soldi per comprare case, ville e macchine di lusso; per organizzare
festini e toga-party, cene sontuose e vacanze a cinque stelle.
Ostriche e champagne millesimato!
Come in Spagna e in Grecia, un grosso fiume
di indignazione popolare sta montando da tempo e minaccia di straripare e di inondare di rabbia vera, di melma e di
pesanti detriti questa squallida classe di mariuoli e lestofanti che, non
solo rubano impunemente, senza scrupoli e paura, ma offendono soprattutto la dignità di chi paga anche l’aria che respira.
Ci vorrebbe, e non è giustizialismo, ma per sfogo e per catarsi, un po’
di gogna medievale in piazza di Montecitorio, dove ogni offeso cittadino potesse colpire a pomodori in faccia quelle facce
di predoni e di furfanti, prima di chiuderli in prigione: senza ostriche e caviale, solo arance di
stagione.
Dove Sallusti non ci può e non ci deve andare, a meno che non rubi come qualche
suo sodale.
C’è reato e reato, nel codice penale.
Come si dice: scrivi un “pezzo” e
vai in galera, ruba tanto e fai carriera!
27 settembre 2012 AlfredoLaurano
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