Ieri,
intorno alle 18, su Canale Silvio è apparsa la madonna.
Di Fatima, di
Medjugorje, di Loreto? No, quella di Arcore.
Si è materializzata sotto un
fascio di luce divinizzante ed irreale - che ne ammorbidiva i tratti e le
plastiche sembianze - nei panni di un tranquillo nonnetto di provincia,
restaurato e tirato di recente, che si è visto costretto, pur odiando la politica, a tornare in campo,
ancora una volta, per impedire la vittoria e i massacri delle orde comuniste.
Al grido di “Dio lo vuole”, è così ripartita la crociata.
Un
salottino bianco, uno sfondo celestiale, un’atmosfera sfumata e rilassante, un
pubblico pacato e affascinato nell’incanto. Pronto all’applauso e ad annuire
come da telecomando.
E,
soprattutto, una terribile conduttrice che non riusciva a trattenersi, che non
ha saputo contenere il rischio di domande scomode e insidiose all’illustre
ospite: “dove passerà il natale…che le dicono i suoi nipotini… cosa le ha fatto
più male??”… “io rappresento la “gggente” che mi dice che non vuol pagare
l’imu…”
Una
infinita serie di domande maligne e imbarazzanti insinuazioni, proposte a un
ritmo pari a quello dell’orbita terrestre intorno al sole.
Quando
si dice “giornalismo scomodo o d’assalto”, alla Travaglio!
Un
esempio illuminante che solo Barbara D’Urso, ammaliata e in estasi come la
pastorella Lucia di fronte alla visione, poteva così fedelmente rappresentare.
Contrita,
servile e sottomessa. Devota e persa come davanti a Padre Pio.
Adorante
come le statuine dei presepi di San Gregorio Armeno, capace di tutte le espressioni
di circostanza.
Perfetta
nei panni di “sagoma estasiata”, utile soltanto come piano d’ascolto alla
regia, ha saputo esibire tutto il suo vasto repertorio di “faccette”: lo stupore,
la sorpresa, la condivisione, la commozione, la partecipazione.
Tutto
rigorosamente finto come un bluff.
Barbara D'Urso |
Sembrava una giovane
attricetta, anni ’50, che doveva sgranare gli occhi, aprire la bocca, esagerare
nella mimica facciale per essere più credibile nel ruolo. E per stupire
pubblico e regista.
Devo dire che ci è
riuscita bene. Quello di “sagoma, a volte, anche parlante ” è la parte che più
le si addice nel confronto col suo ospite divino, anch’esso sempre più parodia
di se stesso.
Tralasciando
il logoro monologo di un ora e venti tenuto dalla “madonna di Arcore” – fatto
di meno tasse, niente imu, giudici comunisti, persecuzioni, processi ignobili,
aiuti ed opere di bene a ragazze bisognose, a rischio di mignotteria – la
trovata più geniale nella fiction generale è stata la domanda concordata della
sagoma parlante.
Un sottile espediente di strategia della comunicazione:
“Mi
si è fidanzato, presidente? - “Si, con una fanciulla di soli 49 anni meno di
me, bella fuori, ma di più dentro. E di una morale solidissima!”.
Non
ridete gente, si parla di morale!!! Tra il pubblico ammaestrato, infatti, neanche
un sorriso, un occhiolino…una gomitatina. Poi, un generoso e commosso applauso.
Certamente spontaneo e di approvazione, come appunto avviene in una fiction.
Silvio
non è più triste e solo come quando, divorziato e rimasto senza mamma Rosa, era
costretto dagli amici a fare qualcosa. A organizzare qualche cena, qualche festa,
qualche innocente bunga bunga con ragazze pronte a distrarlo e a fargli
compagnia.
Ora,
tutto questo non c’è più e il fidanzamento ufficiale, annunciato alla nazione,
mette fine a tutti gli scandali che lo hanno accompagnato e travolto
nell’ultimo governo.
È
pronto a ricominciare, con una nuova moralità, grazie alla crocerossina che gli
impedirà di cadere in tentazione e vigilerà sulle sue ossessioni compulsive.
17 dicembre 2012
AlfredoLaurano
Nessun commento:
Posta un commento