Questa è l’esclamazione che sfugge
spontanea a chiunque, e in qualunque occasione, quando per caso legge il nome del piccolo
comune romagnolo di qualche centinaia di anime e a 820 m. s.l.m., strafamoso
non per la sua storia, per la sagra del
tortello o perché accanto alla sorgente tiberina , ma solo grazie ai quotidiani notiziari sul traffico,
da “Onda verde” a “Viaggiare Informati”.
Non passa giorno, infatti, che non sia nominato in radio e viene ormai
identificato dagli automobilisti con l’omonimo valico appenninico che quella superstrada
supera o dovrebbe superare. Ma, quasi di continuo, lo si oltrepassa in
deviazione sui tornanti della via vecchia, lenta e assai tortuosa.
La famigerata E45, ovvero la SS3
bis Tiberina, Orte-Ravenna di 250 km., che percorre la valle del Tevere e del
Savio e che da sempre è un cantiere fisso per riparare il fondo stradale eternamente
dissestato dalla neve, dal ghiaccio e dal traffico pesante, per la continua
manutenzione, per la chiusura perenne di lunghe parti della carreggiata.
Perché l’uscita successiva, 8 km.
dopo Verghereto, è quella di Bagno di Romagna, nota località termale, ricca di
acque salubri e di boschetti, di hotel, di quiete e di alta gastronomia.
Dallo svincolo, la strada porta a
un netto bivio a T, con due brevi rettilinei equidistanti: a sinistra Bagno di
Romagna, a destra l’altra frazione di S. Piero in Bagno che ospita il comune Municipio.
In tutto, fanno circa 6.000 abitanti, amabili e cortesi tutti quanti.
Da queste parti, dicevo, nasce il
Tevere e settantanni fa anche il Talenti.
Tra i boschi di faggi secolari del vicino Monte Fumaiolo sgorga una minuscola
vena d’acqua limpida e ghiacciata che dà la vita al fiume “sacro ai destini di
Roma”.
“Romagna solatia, dolce paese…”, terra di piadina e Sangiovese, di gente schietta
e donne floride e gioviali. Di gran lavoratori, allegri bevitori e personaggi
stravaganti alla Fellini.
Scolpisce il legno, e qualche volta
il ferro, e tutto colleziona con autentica passione. Orologi da tavolo o da
sveglia e carillon che suonano sfalsati di secondi, creando scale di lieve melodia.
Quelli da polso sono allineati nei
cassetti predisposti, come le migliaia di cartoline d’epoca e postali. Negli
album i tanti, rari francobolli e nelle apposite vetrine fan bella mostra oggetti
vari e ricercati e statuine in fine porcellana.
Scendendo in cantina o nella sala
del suo autentico museo, son conservati attrezzi agricoli d’ogni tipo e foggia,
testimonianze della tradizione contadina di una volta, che ci raccontano di fatiche antiche nell’ardua
impresa di lavorar la terra.
Ebbene sì, è tutto questo il nostro
eclettico artista di S.Piero in Bagno. Che suona anche l’armonica e, a tempo
perso, fa il pittore d’olii e d’acquarelli.
Nelle sculture in legno riproduce, con innegabile maestria, animali e oggetti d’uso quotidiano.
Lavora le radici di castagno, di edera
e carpino che cerca e trova nelle foreste casentine circostanti. Raccoglie solo
quelle in cui già vede contenute la sagoma e le forme dell’opera finita: un po’
come faceva – si parva licet - il sommo Michelangelo.
Materia duttile quel legno che
plasma di scalpello, ma soprattutto con viva fantasia di uomo appassionato del
lavoro, che ama il bello, l’arte e ammira la natura. Ma non
accetta compromessi o vincoli di tipo commerciale.
A un imprenditore che gli aveva
offerto un buon contratto, a condizione di una certo numero di sculture mensili
garantite, rispose candido e piccato: “ma io non fabbrico mica sedie!”
Ventanni in Svizzera, in fabbrica
di avvolgibili e motori, con la futura moglie nel reparto accanto. Torna in
Italia, sposa la buona e dolce Pasqualina e fa l’autista fino alla pensione. Poi, solo
attacchi d’arte e di passione genuina. Anche per i cappelletti in brodo che
divora in pieno agosto, quando fa 38 gradi!
Che personaggio estroso l’irriducibile Talenti che, all’osteria del 1° Maggio a piazza Allende, discute, litiga e
s’incazza con chi dissente o non la pensa come lui.
E’ un po’ fumino, geniale e anticonformista, a volte intollerante e poco
incline al contradditorio.
Come spesso lo sono i grandi
autisti che perdono la “u” e trovano la “erre” dell’artista!
22 agosto 2012 Alfredolaurano
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