sabato 27 febbraio 2021
IL GOVERNO DEI MIGLIORI /2233
50 SFUMATURE DI COLORE O DI CAZZATE /2232
VACCINO CUBANO
IL MORALISTA /2231
Tutti, ovviamente, lo biasimiamo e lo disapproviamo, ma non possiamo permettere che lo faccia lui, simbolo ineguagliabile di volgarità e disprezzo, depositario di ogni sconcezza e porcheria, indiscusso tutore di scurrilità e trivialità.Una fogna umana come Vittorio Sgarbi, che non sa dove abiti il rispetto; che ha umiliato donne, politici, giudici, scienziati, deputati e avversari (dalla Bindi alla Boldrini, dalla sindaca Raggi alla Carfagna, dal premier Conte e alla Azzolina, da Scanzi a Travaglio); che ha predicato sempre sessismo, dialettica d’odio e discriminazioni contro le minoranze; che ha insultato tutto il mondo e chiunque non la pensasse come lui, fino ad essere cacciato due volte dalla Camera, trasportato a braccio, si permette di condannare chi, al confronto, è un modestissimo, insignificante suo aspirante epigono, che ha insultato solo la Meloni.
Sembra davvero una barzelletta, un sopruso della ragione, della intolleranza, della prepotenza.
23 febbraio 2021 (Alfredo
Laurano)
SOLIDARIETA’ VO CERCANDO /2230
Che un professore universitario, uno storico, offenda con parole irripetibili un'avversaria politica non si può accettare, anche se la destinataria è la patriota Giorgia Meloni, che ciò l'ha sempre fatto, ragliando, ululando, usando toni aggressivi, feroci e irruenti contro il governo, contro i migranti, contro avversari e altri politici. Per pura propaganda e calcolo elettorale.
Che un intellettuale - che dovrebbe essere da esempio - ricorra allo stesso linguaggio da scaricatore di porto, o meglio da buzzurri ignoranti, tipico degli adepti della Lega, di Casapound, di Fratelli d'Italia e barbari vari non è tollerabile.
Non dimentichiamo le nefandezze, le minacce, le ingiurie, gli insulti sessisti e omofobi e tutto quello che costoro, nel tempo, hanno saputo pubblicare sul Web, in una specie di letteratura dell’oltraggio senza fine, nonché urlato nelle piazze, contro i diversi, contro i migranti annegati, contro le navi Ong che devono essere affondate, contro la Boldrini (Salvini la esibì, trascinandola, addirittura su un palco comiziale, in versione bambola di plastica), contro la scimmia Kienge, contro la capitana Carole Rackete, contro Greta e i suoi gretini, contro Bersani vittima di ictus, contro la Segre, l’olocausto e via dicendo, magari col rosario dell’ipocrisia in mano.
Il linguaggio scurrile,
provocatorio, irrisorio e prepotente è di chi non ha argomenti, di chi fomenta
odio, violenza e razzismo, come fanno tutti quelli della Destra e della Lega e
certi giornaletti da due soldi.
Intanto, il professore ha
chiesto scusa, “per aver usato parole sbagliate durante la trasmissione, a
tutti quanti, a Giorgia Meloni per prima e a tutte le persone che si sono
sentite offese.
Ma quanti politici si sono mai
scusati per aver fomentato rabbia, imbecillità, fanatismo, intolleranza e odio
razziale?
Per queste ragioni, Selvaggia Lucarelli (e anche il sottoscritto) non esprime alcuna solidarietà a Giorgia Meloni. E non la esprimerò, dice, nonostante mi faccia orrore il linguaggio del professore Giovanni Gozzini, che sconterà il suo errore come è giusto che sia. Nonostante mi faccia orrore chiunque diffonda l’odio attraverso il linguaggio. Anzi. Nonostante e proprio in virtù di ciò, non esprimerò solidarietà a Giorgia Meloni.
Perché la solidarietà è un concetto profondo, un’idea, un abbraccio di fratellanza e complicità che non posso concedere a chi ha fatto dell’intolleranza e della divisione il suo credo politico. Perché l’insulto è odio, ma il linguaggio più subdolamente aggressivo è quello utilizzato per far leva sulle emozioni, sulle paure, sull’ignoranza e sull’identificazione del nemico in chi è fragile e diverso. Quello utilizzato costantemente da Giorgia Meloni per la sua propaganda politica, quello masticato e vomitato da buona parte del suo elettorato sui social e fuori dai social. Quello su cui fanno leva molti rappresentanti del suo partito, spesso autori di post razzisti, sessisti, omofobi.
Fratelli d’Italia, il partito
di chi vota contro la risoluzione Ue sul razzismo dopo il caso George Floyd,
che “i genitori sono padre e madre”, che non ha alcuna pietà per chi attraversa
il Mediterraneo, che è “pronto alle barricate” contro lo ius soli, che “ho un
rapporto sereno con il fascismo” (cit. Giorgia Meloni).
Se Giorgia Meloni, leader di
un partito, donna di potere, spalleggiata da orde di sostenitori incarogniti e
feroci che insultano a loro volta chiunque sia “il nemico” ha bisogno di
solidarietà, bisognerebbe ricordarsi della solidarietà che lei riserva a
migranti e comunità lgbt, tanto per citare due categorie sì fragili, sì
discriminate, sì bisognose di SOLIDARIETÀ.
Il linguaggio del professore, di fronte al quale ci si sdegna tanto, è ben più moderato di quello modellato da anni di sua propaganda che pascola sui terreni fertili dell’odio. Propaganda basata sull’odio la cui potenza persuasiva è ben chiara alla Meloni. Nonostante dichiari “Nessuna emergenza odio in Italia. Tanto meno razzismo”. E mi fa francamente abbastanza pena la solidarietà pelosa della sinistra (specie quella delle donne) che è tutto un fiorire di tweet di solidarietà, perché c’è pure la passerella della superiorità morale, non sia mai che si faccia opposizione con un po’ di coraggio. Magari dicendo chiaro e tondo che nessuno dovrebbe alimentare l’odio, che sia con uno “scrofa” vomitato alla radio o con un “vogliono che siamo genere lgbt ma noi siamo persone!” urlato come un ossesso in una piazza. Pure quella di Mattarella, ci mancava. Chissà se Mattarella telefona anche ai gay pestati o agli stranieri discriminati da chi si abbevera a queste fonti.
Incredibile poi un articolo dell’Huffington Post dal titolo: “Da Segre alla Meloni: l’irresistibile scorciatoia dell’insulto a una donna”, come se l’odio per la Segre avesse una matrice misogina e non fascista. Come se molti degli odiatori della Segre non fossero quelli che vengono su a pane e Fratelli d’Italia. Come se la Meloni non fosse quella che nella giornata della memoria ricorda l’Olocausto aggiungendo però che anche terroristi islamici odiano allo stesso modo. Perché non sia mai che i 6 milioni di ebrei sterminati abbiano il palcoscenico della memoria, bisogna pareggiare la bilancia. Come se non fosse quella che ha difeso i suoi compagni di partito rimasti seduti mentre gli altri applaudivano la Segre in piedi.
Io non la esprimo la
solidarietà alla Meloni, che non ne ha certo bisogno. Rimprovero il professore,
ma non mi stringo a lei, non provo alcun sentimento di vicinanza nei confronti
di chi “Ringrazio per la solidarietà ricevuta da donna, madre e italiana”. Da
madre e italiana. Perché se fosse stata figlia e straniera quello “scrofa”,
chissà, sarebbe stato un po’ meno grave.
Al massimo, cito proprio
Giorgia Meloni, quella che quando un consigliere comunale del suo partito
scrisse «Lesbiche e gay ammazzateli tutti», lei “Frasi gravi ma nessuna lezione
da Pd!”.
Ecco, frasi gravi quelle del professore, ma non prendo lezioni da Fratelli D’Italia. E dalla Meloni.
22 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)
sabato 20 febbraio 2021
MENDICANTI DEL NULLA /2229
Luciana Lamorgese è stata più volte oggetto di attacco indiretto da parte di un sedicente avvocato, che aveva condiviso una serie di post al vetriolo contro la ministra, nei quali scriveva: “sembrerebbe coniugata con un cittadino africano”, ammettendo però di non avere prove, ma rendendosi riferimento appetibile per ogni attacco compulsivo.
Nelle continue riprese dell’argomento, l’avvocato bufalaro lamentava una mancata risposta dalla diretta interessata, fino ad ammettere di aver preso un granchio. Perché?
Il marito di Luciana Lamorgese è comunque un infettivologo italiano.
Si tratta di Orlando Armignacco, direttore del reparto Malattie Infettive dell’ospedale Belcolle di Viterbo. Non è africano, è italiano ed è nato a Potenza, come sua moglie.
Ma se da una parte intendono beffare il popolo dei social, dall’altra, conducono una personale guerra di razzismo e propaganda d’odio contro extracomunitari, diversi, politici e altri personaggi pubblici. Hanno bisogno di una minima dose di visibilità per sopravvivere al nulla, all’anonimato e all’insignificanza e sanno come cercarla e come ottenerla.
Quando non si servono di banali fotomontaggi, questi miserabili creano articoli ad hoc, distorcendo una notizia reale o verosimile e rielaborandola in chiave – tendenzialmente – xenofoba, prestando attenzione morbosa ai fatti del momento, pronti ad offrire una propria versione per catturare traffico, seguaci, visite e consensi.
Questa fame d’odio che dilaga è più forte, dunque, di ogni logica, d’ogni dialogo, d’ogni confronto, d’ogni comprovata verità.
Un qualsiasi privato, un accattone digitale o semplicemente il perditempo di turno può scatenare la macchina del fango, che produce contenuti comprensibili a chiunque e facilmente accessibili, anche ai più fragili e sprovveduti, che spesso degenera in vere e proprie cacce all’uomo.
20 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)
“NEANCHE I TEDESCHI SONO RIUSCITI AD AMMAZZARLA...” /2228
venerdì 19 febbraio 2021
FACCE DA MULO /2227
PERICOLO VARIANTE /2226
Ma la scienza è diventata un’opinione? Come quella sul calcio, sul cibo, sulla moda, sul costume e le tendenze? Come una scelta artistica o un parere tecnico-legale, come una fede politica, sportiva o religiosa, o una posizione complottista e negazionista sulla terra piatta, sulla pandemia, sull’olocausto o su tutto, in generale?
C'è chi dice sì, chi dice no e chi dice forse.
Superati i 105 milioni di casi, la pandemia di Coronavirus, ad oggi, ha provocato nel mondo più di 2 milioni e 400 mila morti. Il Paese con più vittime resta gli Stati Uniti d’America con oltre 486 mila vittime, davanti al Brasile (239.773), Messico (174.207), India (155.732). In Italia siamo quasi a centomila.
Secondo l’epidemiologo Vespignani, la variante inglese del
Coronavirus originario è destinata a raddoppiare nelle prossime due settimane:
a fine febbraio arriverà al 50% e a marzo diventerà prevalente. Per evitare che
si traduca in un aumento dei contagi è importante mantenere l'indice Rt basso
oggi.
Visto che nei prossimi mesi dovrebbe o potrebbe verificarsi
un aumento significativo dei casi e dei decessi correlati al Covid-19, arriva,
intanto, anche una nuova durissima richiesta dell'Istituto Superiore di Sanita,
che considerata la circolazione nelle diverse aree regionali, "raccomanda
di intervenire al fine di contenere e rallentare la diffusione della variante inglese
- molto più contagiosa e più letale, anche se non tutti lo dicono - rafforzando le misure in tutto il Paese e
modulandole ulteriormente laddove più elevata è la circolazione.
Ciò nonostante, la proposta di un lockdown totale lanciata
dal consigliere dell'ancora ministro Roberto Speranza, Walter Ricciardi, ha
scatenato un fiume di reazioni. Non solo politiche, ma pure quelle degli
esperti, di nuovo divisi tra l'urgenza di chiusure generalizzate e immediate e
la necessità invece di rafforzare le misure in campo oggi.
Sulla linea Ricciardi - "un lockdown breve e mirato,
di 2, 3 o 4 settimane", ossia il tempo necessario a riportare l'incidenza
di Covid-19 al di sotto dei 50 casi per 100mila abitanti - s'è schierato subito
(ma lo dice da tempo) il virologo Andrea Crisanti, "l'uomo dei tamponi del
Veneto": “piuttosto che pensare a sciare e mangiare fuori - è la sintesi
del suo pensiero - anche in Italia dovremmo decidere un lockdown come è stato
un anno fa a Codogno. Ormai le zone, giudicate "troppo morbide", non
bastano più. Anzi, il lockdown andava fatto già a dicembre, ora è fondamentale
una chiusura dura per evitare che la variante inglese diventi prevalente e
abbia effetti devastanti. D'altronde così è in Germania, Francia e
Inghilterra".
Sulle stesse posizioni pure l’infettivologo Massimo Galli:
“purtroppo la conclusione non può che essere la soluzione paventata dal
professor Ricciardi, visto che l’Italia a colori non sta funzionando. E la
prova è nei fatti".
Possibilista anche l’infettivologo Claudio Mastroianni,
direttore del Dipartimento di Malattie infettive del Policlinico Umberto I di
Roma: "Non voglio entrare nella polemica - dice - ma siamo in una
situazione preoccupante. Ora più che mai serve la massima attenzione e bisogna
stare molto accorti e valutare misure più stringenti e anche l'idea di un
lockdown. Siamo di fronte a una settimana decisiva".
Contrario, invece, Francesco Vaia, direttore sanitario
dello Spallanzani di Roma: "Un lockdown totale secondo me non serve -
spiega - ma bastano lockdown chirurgici laddove se ne verifichi la necessità.
Non si tratta, dunque, di aggravare le misure, ma applicare con severità quelle
che abbiamo: non ci fate vedere più assembramenti - è il suo appello - così
riguadagneremo in futuro spazi di libertà".
E così pure Pierluigi Lopalco, epidemiologo ma anche
assessore alla Sanità in Puglia, secondo il quale la parola
"lockdown" ormai dice tutto e non dice niente: "Semmai in questo
momento penserei a delle misure selettive, rafforzate, per evitare tutte quelle
situazioni in cui virus circola di più e che conosciamo ormai bene".
Il virologo Fabrizio Pregliasco dà ragione dal punto di
vista scientifico al consigliere di Speranza, ma dice, "credo che un
lockdown totale sia difficile da proporre dal punto di vista dell'opportunità
politica e del disagio e della ribellione sociale che si rischierebbe, meglio
provare a rivedere i parametri di aperture e chiusure, essere più flessibili.
Perché, si sa, quando una regione va nella fascia gialla, il rischio di perdere
i progressi ottenuti c'è tutto. Un'opzione sono ad esempio, gli
"interventi chirurgici”, in zone rosse come l'Umbria, da far scattare in
base a valutazioni più stringenti".
"Minacciare continuamente il lockdown non serve a
nulla, secondo Massimo Andreoni, e primario di Infettivologia al Policlinico
Tor Vergata di Roma. “L'Italia ha fatto una scelta ed è quella di convivere con
il virus. Abbiamo una situazione epidemiologica di stallo, in cui i numeri si
stanno mantenendo costanti. Questo può essere letto in modo positivo da una
parte e negativo dall'altro, perché è partita anche la campagna vaccinale e
fare le immunizzazioni mentre il virus circola aumenta la capacità delle
varianti di resistere. Governo e Covid, la Lega chiede un cambio dei tecnici
del Cts. E Salvini attacca Ricciardi: "Non se ne può più, prima di
terrorizzare tutti parli con Draghi"
Per Matteo Bassetti dell'ospedale San Martino di Genova,
parlare di lockdown è addirittura come sentire un disco rotto: "Servirebbe
un modo di comunicare più univoco, una voce unica. Invece parlano tutti: dal
Cts a Ricciardi, da Crisanti all'Iss.
E per chiudere in bellezza, il Salvini governista chiede un cambio dei tecnici del Comitato Tecnico Scientifico e attacca Ricciardi: "Non se ne può più, prima di terrorizzare tutti parli con Draghi".
Tutto questo, tutti questi pareri, sfumati o contraddittori, non fanno altro che creare forte disorientamento nella popolazione, che non sa più a chi credere e come comportarsi. Anche perché, già smarrita e titubante sul fronte vaccini che ancora scarseggiano e non danno certezze assolute, come Astrazeneca, raccomandato da una parte anche in Paesi con nuove varianti, ma indicato dall’Oms soprattutto per l'uso di emergenza e per l'immunizzazione attiva negli individui di età dai 18 anni fino ai 55.
In attesa di quello italiano ReiThera, partecipato dallo Stato e in via di sperimentazione, che, se i test andranno a buon fine, potrà essere somministrato da settembre prossimo in alcuni milioni di dosi. O dello Sputnik russo, che sembra aver dato risultati eccellenti sul piano della sicurezza e dell’efficacia, e che, una volta che le agenzie internazionali del farmaco lo approveranno, sarà pronto per la distribuzione.
Intanto, abbiate fede. Anche se non so in chi o cosa.
16 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)
ELDORADO CASARECCIO /2225
SAN VALENTINO IN GIALLO, ROSSO E ARANCIO /2224
IL CONTE SALUTA TRA GLI APPLAUSI /2223
EFFETTO DRAGHI
E OGGI GIURANO I MIGLIORI /2222
Giurano fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione i ventitré nuovi ministri - si fa per dire, visto che sono riapparsi i miracolati Brunetta, Gelmini e Carfagna di Forza Italia - del nascente governo Draghi.
Alcuni riconfermati, come Di Maio, D’Incà, Guerini,
Patuanelli, nonché Lamorgese agli Interni e Speranza alla Salute -
immediatamente criticati e già disprezzati dall’euforico camaleonte Salvini,
geneticamente modificato per l’occasione – e altri che hanno solo cambiato
domicilio ministeriale. Tutti di prima nomina i cosiddetti “Tecnici”,
fedelissimi del Premier.
Il grande Puffo Giuda-Superbone, autore del “capolavoro” della crisi che ha silurato Conte, è stato “premiato” con il dimezzamento delle sue ministre: da due a una. Ed è pure contento e soddisfatto l’idiota di Rignano: una bella squadra di governo all'altezza della sfida.
Questo è, comunque la pensiate, il governo dei “migliori”, compilato con il bilancino del Manuale Cencelli, in risposta all'appello del Capo dello Stato che, per fare fronte alla drammatica situazione dell'Italia e all’emergenza nazionale, chiedeva “un alto profilo” caratterizzato dal temporaneo abbandono delle categorie di maggioranza e opposizione e dal sostegno di tutti o quasi, per fini comuni.
“Questo è un esecutivo di compromesso, ostaggio della Sinistra, che rispolvera buona parte dei ministri di Giuseppe Conte”, secondo la sorella d’Italia Giorgia, solitaria barricadera all’unica opposizione. “Questo è un governo osceno, malinconica fotocopia del Conte bis”, per il dissociato ululante Sgarbi, che, poche ore prima, alle consultazioni, aveva paragonato l'ex presidente della Bce ad un quadro di Raffaello.
Le parole “Mai” e “Sempre”, ormai lo sappiamo tutti, non figurano nel volubile e incoerente vocabolario della Politica. Lo strappo si consuma spesso e volentieri, salvo ripensamenti, pentimenti o marce indietro.
Esiste l’arte del compromesso e della convenienza che -
dopo l’aberrante scelta giallo-verde del primo governo Conte, che ha visto
l’innaturale alleanza con Salvini, conseguente al rifiuto di dialogare col PD -
anche in questo governo di coalizione o di unità nazionale, si ripropone in
grande stile, all’ennesima potenza, portando i partiti all’insopportabile ma
consueta pratica di ingoiare dopo i rospi (oltre a Salvini, pure Berlusconi,
cui qualcuno non dava anche la mano), anche i draghi: diventa quasi un obbligo
per partecipare alla generosa lotteria di beneficienza, che lascia poco spazio
a scelte diverse.
Opportunismo, necessità di negoziazione e, soprattutto, di
sopravvivenza, che hanno portato, col tempo, i Cinque Stelle a cambiar pelle,
ad adeguarsi, a lacerarsi con il voto quasi fifty-fifty al referendum Draghi
si-Draghi no, dei settantaquattromila di Rousseau.
Quel Movimento, incazzato e travolgente che, dieci anni fa,
avvertiva il bisogno impellente ed imperioso di dare una spallata formidabile
ad un sistema politico cristallizzato e degenerato - fino a contare quasi 12
milioni di elettori nel 2018 - oggi, divenuto forza di maggioranza e di governo, vive, secondo alcuni, una maturità
inedita, per adeguarsi alle condizioni che mutano, senza tradire l’identità
originaria. Vede cambiare la propria fisionomia, per acquisire un profilo più
preciso, per sposare princìpi e ideali riconoscibili. Per diventare finalmente
adulto.
Ma Di Battista, rimasto forse bambino, saluta e se ne va.
Sono comunque dubbi e domande che hanno attraversato anche LeU, unico pezzetto rimasto di Sinistra, perché sicuramente sedere accanto alla Lega e a Forza Italia è difficilmente digeribile. Problema che non hanno certo i traditori renziani, visto che è quel che volevano, facendo cadere il Conte due, in una sporca e opaca operazione di potere: governare con i naturali avversari.
Una prospettiva non proprio entusiasmante, anche per il pentito, folgorato e convertito Salvini, che, dismesse felpe e divise d’ogni tipo - compresa quella di No Euro e di estremo antieuropeista - ha deciso di salire sul carro del Draghi vincitore - che, quando era presidente della BCE, accusava di essere complice del “massacro” dell’economia italiana, con una vergognosa e più che interessata giravolta. Arrivano i miliardi da spartire e anche i duri della Lega tengono famiglia e partito. Allora è necessario unirsi all’ammucchiata, per ripulire la propria immagine internazionale e scrollarsi di dosso la reputazione di partito euroscettico.
Come dice quel proverbio africano? Se vuoi andare veloce, corri da solo. Se vuoi arrivare lontano, corri insieme a qualcuno. O a tanti, in uno stipato gruppo selvaggio che imbarazza.
Ma manco tanto. E, a mezzogiorno, lo giurano contenti. 13 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)
VENGO ANCH’IO /2221
Il carrozzone mediatico, guidato da Mentana, che riesce a stare in TV anche quando il video è spento, con le sue interminabili maratone a sfinimento, è diventato ormai il paradigma di riferimento dell’informazione, soprattutto politica, con fugaci sprazzi di attenzione a quella sanitaria, pandemica e vaccinale, ai comportamenti di singoli, alle zone a colori e alle norme di prevenzione e anticontagio, varianti comprese.
Dai Giorgino alle Panelle, dai Vespa alle Annunziata, dai Porro ai Giordano, dai quotidiani speciali di approfondimento, che si riproducono a cascata su tutte le reti TV, pubbliche e private, questo bacino incontinente di chiacchiere e deliri ormai straripa a tutte ore del giorno e della notte, attraverso modelli più o meno formali di declinazione del pensiero o di coniugazione, di confronti, slogan e antichi luoghi comuni, ripetitivi ed ossessivi, quasi sempre in adeguato regime di mainstream.
E in quell’avvilente circo di oche, buffoni ed urlatori che si parlano addosso, blaterano e pontificano tribù di opinionisti, di presunti politologi, di esperti e sedicenti massmediologi da strapazzo: dai Sallusti ai Damilano, dai Belpietro ai De Angelis, dai Senaldi alle Maglie, fino ai disgustosi Sgarbi, Mughini e Capezzoni vari.
Fioriscono nell’etere intuizioni rare ed incredibili, al limite del paranormale, riflessioni da manuale del “piccolo politico”, enunciazioni trascendentali delle forme fondamentali di un verbo abusatissimo, che tutti conoscono, che tutti coltivano, che tutti possiedono da sempre: vengo anch’io. Tutti pronti a dimenticare, a mentire, a riciclarsi, a rinnegare e a salire sul proficuo carro dei Draghi vincitori. Dopo tutto, siamo a Carnevale.
“Il carrozzone va avanti da sé, con le regine, i suoi fanti, i suoi re”.11 febbraio 2021 (Alfredo Laurano)
martedì 9 febbraio 2021
FOLGORATO E CONVERTITO /2220
ANIME BELLE /2219
IL TAVOLINO
https://fb.watch/3vSQ7kCRex/
ARABIA VIVA.
